io no!
by claudio silvestrin
religious attitude
may 2005
in ARKITEKTON n. 15
Living the profession of contemporary architect in a religious manner requires a psychological trauma that is almost permanent. To clarify, I’m not speaking of recognised and institutionalized religion, but of a religious attitude, serious, profound, rigorous, healthy and full. A rock against rampant corruption, with unshaken faith in one’s mission and in the gift of talent one wants to offer in order to ensure the survival of sensibility in the world. Proposing the poetry of space with novelty and individuality leads to uncertainty and incomprehension, and the interlocutor is caught off guard. If for materials you propose water rather than plastic, stone rather than glass, a void rather than unconditional exploitation of space, elegance rather than sensationalism, the symbol rather than the captivating effect, the magic of light rather than light as a lux quantity, a primitive sense rather than a contemporary one.
They respond:
-architect, enough with poetry, nobody wants it anymore, people don’t understand it anyway!
-architect, you’re so old fashioned!
-architect, very nice! But the space needs to be exploited, at the price I paid for it!
-architect, you’re too sophisticated!
-architect, but there isn’t enough light!
-architect, what are archetypes?
Paradoxically the more you encounter ignorance, lack of sensibility, arrogance, mediocrity and corruption, the stronger the desire not to succumb to this poisoning of the spirit. It’s true, if you play the game, you can build big, have multimedia success, fame, money and power. And there is freedom to choose, which, fortunately, every architect or designer has today. Sure, the powerful make you pay for it – they don’t allow you to win a competition because you didn’t dine with a member of the jury, they don’t give you a building permit because you don’t propose what is in vogue at the moment, they don’t choose you because you’re not part of their club.
I remember once at a presentation for a residential project competition in Switzerland, the presiding professor of the jury said that my project had a Palladium flavour. I blushed from the embarrassment, from the surprise and from the compliment. Thanks! I responded innocently. I was eliminated, because for that Swiss scholar, Palladium meant Italian and, therefore, not modern.
At a presentation at the LandMark of New York, they told me that rather than presenting a project with an individual and unique configuration, as the one I proposed, I had to take inspiration from recently constructed buildings designed by the usual big names. At a competition in which I participated in Italy, the first seven prizes where given to seven university professors of the same city, not one architect of national fame of international fame – absolutely outrageous. To defend their territory, the bosses of the various clans (including those of architects) put obstacles in your way and when you manage to build something, they prevent communication of your achievements or render them insignificant in the context of contemporary culture. My fortune is, on one hand, my faith in the meaning of my work and, on the other, my spontaneity in forgetting about the disappointments, betrayals and eliminations and looking forward, pushing ahead like an elephant, with the enthusiasm of doing and creating, albeit with the knowledge that human ingratitude knows no limits.
Vivere in modo religioso il mestiere dell’architetto contemporaneo comporta un dolore psicologico quasi permanente. Chiarisco, non parlo di religione riconosciuta e istituzionalizzata, ma di attitudine religiosa, seria, profonda, rigorosa, sana, integra. Una roccia contro la corruzione dilagante, con fede ferrea nella propria missione e nel dono del proprio talento che si vuol offrire per la soppravvivenza della sensibilità nel mondo. Proporre poesia dello spazio con novità e individualità provoca incertezza e incomprensione, l’interlocutore si sente spiazzato. Se come materiali proponi: l’acqua anzichè la plastica; la pietra anzichè il vetro; il vuoto anzichè lo sfruttamento incondizionato dello spazio; l’eleganza anzichè il sensazionale; il simbolo anzichè l’effetto accattivante; la magia della luce anzichè la luce come quantità di lux; un senso primitivo anzichè contemporaneo.
Commentano:
-architetto basta con la poesia, non la vuole più nessuno, la gente non capisce comunque!
-architetto com’è antico lei!
-architetto molto bello! Ma lo spazio va sfruttato, con quello che mi costa al metro quadrato!
-architetto lei è troppo sofisticato!
-architetto bisogna stupire non educare!
-architetto ma non c’è abbastanza luce!
-architetto cosa sono gli archetipi?
Paradossalmente più ci si scontra con l’ignoranza, la mancanza di sensibilità, l’arroganza, la mediocrità e la corruzione più cresce la forza di non soccombere a questa peste dello spirito. È vero, stare al gioco puo’ portare a costruire grandi cose, può portare al successo multimediale, può portare fama, denaro, potere. E qui sta la libertà di scelta che, fortunatamente, oggi qualsiasi architetto o progettista ha. Chiaro che i potenti te la fanno pagare- non ti lasciano vincere un concorso perchè non hai cenato con il membro della giuria, non ti danno il consenso edilizio perche’ non proponi cio’ che va di moda, non ti selezionano perchè non ti sei iscritto al loro club.
Ricordo ad una presentazione di un concorso ad inviti per un progetto residenziale in Svizzeria il professore presidente della giuria disse che il mio progetto aveva molto del Palladio. Arrossii dall’imbarazzo, dalla sorpresa e dal complimento. Grazie! risposi ingenuamente. Fui bocciato perchè Palladiano per quell’accademico svizzero significava italiano e non moderno.
Ad una presentazione al LandMark di New York mi dissero che anzichè presentare un progetto dalla configurazione individuale ed unica, come quello da me proposto, dovevo ispirarmi agli edifici di recente costruzione progettati dai soliti ‘big’.
Ad un concorso al quale partecipai in Italia i primi sette premi vennero spartiti tra i sette professori universitari della stessa città, non un architetto di fama nazionale o internazionale, uno scandalo da prima pagina. Per difendere il proprio territorio i boss dei vari clan (incluso quello degli architetti) ti ostacolano nel cammino e quando riesci a costruire qualcosa ostacolano la comunicazione delle tue realizzazioni o fanno in modo che risultino insignificanti nel panorama della cultura contemporanea. La mia fortuna è da un lato la fede nel significato della mia opera, dall’altro la naturalezza nel gettarmi alle spalle le amarezze, le pugnalate, le bocciature e guardare avanti, incammindomi verso l’orizzonte come un elefante, con l’entusiasmo di fare e creare pur sapendo che l’ingratitudine umana non ha limiti.